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Sono trasparente

 

Sono trasparente


Me ne son fatto una ragione: sono trasparente. Non so come sia giunto a questo stato di cose, ne tanto meno percepisco le cause che mi rendono evanescente agli occhi, ma stà di fatto che sono trasparente. Entro in un negozio, faccio rispettosamente la fila, ma quando arriva il mio turno il gestore si rivolge all’ultimo venuto, che non sono io, e gli chiede: dimmi… Dal tabaccaio, stessa procedura, faccio la fila, arriva l’ultimo venuto, si intrufola, scavalca tutti e per di più il gestore si rivolge a chi sta dopo di me… perché sono trasparente. Bar dell’Ospedale di Brindisi, il Perrino. Nelle ore antimeridiane decine e decine di persone affollano il bar. Riesco a trovare un posto sul bancone. Comincio a sventolare lo scontrino. Niente. Il barista si rivolge a chi è arrivato dopo di me. Scusi!!!! Un caffè. Lo sguardo del barista cerca un’altro avventore, che, logicamente, non sono io, perché sono trasparente. Ottengo, finalmente un caffè, forse perché non c’è nessun’altro cliente da servire e vado. Nel corridoio riconosco Suor Anna, cento chili in un metro e trenta con molti anni sulle spalle. Son passati trent’anni da quando l’ho conosciuta in un reparto del Di Summa. Mi ha tenuto nel suo reparto per un anno e mezzo mentre lei era caposala, ora non più. L’amarezza ed i ricordi brutti di quell’esperienza ritornano nella mente. Mia madre impreca e non oso ripetere le sue parole, ahimé, giustificate. Anche allora ero trasparente agli occhi di Suor Anna e del primario. Chissà perché le loro attenzioni erano rivolte sempre agli “amici”, alle persone per bene, quelli che avevano un certo peso, o meglio, un certo spessore, per cui volere o volare ci cozzavano contro. Chi era trasparente, nisba. Mia madre ricorda ad alta voce, dopo le imprecazioni, le lacrime, la disperazione, quando chiedeva notizie per suo figlio, chiedeva qualcosa. Loro scappavano, chiudevano le porte, andavano da chi “pesava”. E mia madre piangeva. Io ero trasparente e continuo ad esserlo.
Eppure una stazza di ottanta chili, non passa inosservato. Mica sono un mingherlino alto e magro per cui può essere confuso con un bastone appendiabiti facente parte dell’arredamento! Booo. Poi, comincio a pormi domande tipo: ma esisto o sono un fantasma? Forse dovrei crescermi la barba per accentuare di più i lineamenti, un po’ di nero forse? Ho paura che qualcuno, non vedendomi, mi venga addosso con tutte le conseguenze che ne possano derivare, perché, è vero che sono trasparente, ma le leggi della fisica non consentono ad un corpo solido di passare attraverso un altro corpo solido. Sono trasparente e non ci capisco più niente.

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